About me

Lazy boy

Sono nato e risiedo a Genova, sebbene per lavoro abbia sempre girato parecchio in Italia e all’estero.

Ho iniziato a fotografare da bambino con delle compatte a pellicola, poi un lungo black-out: ero giovane, il tempo correva e forse mi sembrava assurdo congelarlo dentro a dei fotogrammi (prova a dirlo agli influencer).

Nel 2000 sono in trasferta in Asia: triste, solitario y spossato dall’umidità tropicale compro per sfizio una delle prime fotocamere digitali, una scatoletta di metallo marchiata Sanyo – ma non facevano condizionatori? – con una risoluzione che oggi farebbe tenerezza.

Una decina d’anni dopo passo alla reflex, frequento un corso base e qualche workshop per capire cosa mi piacerebbe fare. Troppo tardi comunque per farne qualcosa di diverso da un hobby, ma il tempismo non è mai stato il mio forte. Partecipo a qualche concorso e a un paio di mostre collettive, in cui si prediligono sempre le foto belle a quelle buone: le mie, miracolosamente, riescono a non appartenere a nessuna delle due categorie.

Nel 2020, fra un lockdown e l’altro, ho frequentato un corso di fotogiornalismo organizzato da Witness Journal a Bologna. Il mio progettino, realizzato in un paio di giorni, finisce anche sulla loro rivista online [LINK]. Capisco finalmente che cerco soltanto un modo alternativo di comunicare, avendo riposto da tempo le velleità da scrittore maledetto. Capisco anche – ci ho messo un po’, ne convengo – che non sarebbe male se la (mia) fotografia potesse diventare utile anche a qualcun altro.

Mi piacciono la Street, il reportage di viaggio e il fotogiornalismo, ma il Pesto Genovese al mortaio mi riesce molto meglio.


Alcune foto non sono fotografie. Sono immagini con una faccia sopra. Non sono foto cattive, anzi sono molto carine, ma le buone fotografie sono quelle che mostrano ciò che nessuno di solito vede o vuol vedere..”

Elliott Erwitt

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