Con l’allentarsi della pandemia, abbiamo visto riaprire progressivamente diverse attività. Fra queste anche i cinema: le sale erano state chiuse nel febbraio del 2020, per poi riaprire fra il 15 giugno e il 25 ottobre, quando, con l’arrivo dell’ennesima ondata di contagi, è scattata una nuova chiusura.
Il comparto del cinema nell’annus horribilis 2020 ha perso più del 70% d’incassi rispetto al 2019, che schizza al 93%, se si considerano i dati partendo dall’8 marzo, inizio del lockdown. In questo periodo le piattaforme di streaming hanno visto uno sviluppo incredibile e c’è già chi pensa che il futuro per i contenuti video sia quello, con la serrata profilazione dei colossi dell’On Demand che mira a incollare le natiche degli utenti al divano di casa.
Se i multisala sembrano in difficoltà nel proporsi come un’alternativa a Netflix e soci, le sale indipendenti cercano di resistere, forti – si fa per dire – della proposta selezionata, di uno zoccolo duro di pubblico e soprattutto di un contatto costante con quest’ultimo, che non è mancato neppure quando il proiettore è rimasto spento (in realtà ho scoperto che molti di questi hanno continuato a girare periodicamente per manutenzione).
Non fa eccezione il Cinema Teatro Galliera, che si trova sotto la Basilica del Sacro Cuore, nel vivace quartiere della Bolognina. Ufficialmente Sala Parrocchiale, ma per gli affezionati spettatori è il Cinema Underground e Underchurch.
Come sala parrocchiale, fa parte del circuito ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) che ha 47 sale nella delegazione dell’Emilia Romagna (7 stanno a Bologna) e il cui attuale Presidente è proprio il parroco del Sacro Cuore, don Massimo Setti.
Nel caso del Galliera la saracinesca è stata calata il 24 febbraio 2020, per sollevarsi solamente il 6 maggio 2021. La riapertura è coincisa con la premiere di “Due” del regista Filippo Meneghetti, che per l’occasione ha presentato di persona questa splendida storia davanti a una sala riempita al limite dell’attuale capienza (100 posti, rispetto ai 300 disponibili).
Nel periodo di chiusura si è approfittato per dare il via a sei mesi d’imponenti lavori di ristrutturazione, fra i quali quello al sistema d’aerazione. Questo intervento, pianificato – ancora prima dell’arrivo del Covid-19 – per il 2023, è diventato prioritario in tutti i cinema proprio per limitare la diffusione della malattia.
In tutti questi mesi il Galliera è sempre rimasto in contatto con i suoi spettatori tramite i social, e proprio dalle pagine di questi è partita la raccolta Crowfunding “Galliera sotto l’albero” che ha raccolto 13650 Euro. A ciascuno dei sostenitori dell’iniziativa è stato fatto un regalo con una lettera personalizzata a mano, con l’importo raccolto sono state coperte le spese di progettazione del restauro, mentre per i lavori veri e propri è stato avviato un mutuo.
Quest’ultimo è piuttosto consistente, come ricorda sempre scherzosamente Marta, detta “la bigliettaia”, titolo limitante, perché insieme a Mattia “il proiezionista”, si occupa di tutte le attività che la sala richiede.
I compiti di Marta e Mattia spaziano dalla selezione dei titoli (film indipendenti in prima visione, cult del passato e documentari) – studiata abitualmente di domenica sera, davanti a una fumante pizza d’asporto – alla presentazione delle pellicole, passando per la Comunicazione, per arrivare infine alle misure di prevenzione Covid-19: rilievo della temperatura all’ingresso, tracciamento e distanziamento, sanificazione delle poltrone e tutto il corollario ben noto a chi gestisce un esercizio pubblico.
Come cinema “anarchico” hanno deciso di non avvalersi di una biglietteria online: la prenotazione del biglietto – non obbligatoria per i cinema – avviene tramite whatsapp, a riprova del rapporto di fiducia reciproca instauratosi fra gestori e spettatori, oltre che spunto per scambi sulla settima arte.
Marta e Mattia lavorano da dieci anni al Galliera, durante i quali hanno visto, in controtendenza, un incremento delle presenze – dalle 11000 del 2011, alle 30000 del 2019 – e credono fermamente nella funzione sociale e culturale del cinema, sapendo che un qualunque schermo casalingo non potrà mai sostituire il confronto, l’arricchimento e la bellezza che ci vengono trasmessi quando si spengono le luci in sala.
Con la speranza che questa volta, dopo la magia della visione sul grande schermo, si possano ancora riaccendere.